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venerdì 11 aprile 2008

Povertà di linguaggio

Ma mi domando e dico: perché non riesco a parlare all'impronta con la stessa ricchezza di vocabolario e sintassi che so mettere in campo quando scrivo? Questa è la trascrizione dell'intervista fatta martedì mattina via telefono per Umbria Radio (105,2 MHz) con la giornalista Lucia Riccetti, o meglio della registrazione che mi è stata inviata, con i tagli eseguiti in studio, di quanto andato in onda ieri alle ore 17:40 nel programma 1200 secondi con... Notare la continua ripetizione di aggettivi, parole, congiunzioni, avverbi e verbi molto comuni come "bello", "cosa"," perché", "veramente", "parlare", "scrivere" ecc...


D.P. "...sono entrato un po' per caso in questo progetto. Ho conosciuto Tamara; ho visto le sue foto; mi sono piaciute tantissimo; ha detto che stava cercando qualcuno che scrivesse dei testi per loro e così è nata questa bella sinergia. Poi mi sono trovato anche ad organizzare tutto quello che era mettere in piedi la mostra: l'allestimento, trovare le sedi, contattare le persone... tutto questo. Scrivere le poesie è stata un'esperienza bellissima perché queste foto parlano da sole, raccontano veramente delle storie, trasmettono emozioni... per cui è stato bello dare voce alle donne che parlano attraverso queste foto."

L.R. "Ecco... dopo il successo ottenuto a Perugia ed Assisi, la mostra fa tappa a Spoleto: un'anticipazione su quelle che sono state le emozioni dei visitatori?"

D.P. "Guarda noi abbiamo il registro delle firme che è veramente pieno di commenti belli, toccanti... C'è chi rimane incantato dalle foto, chi coglie l'abbinamento proprio con le parole delle poesie che ho scritto. La mia ricerca infatti è stata proprio quella di creare un sintesi tra l'immagine e le parole. E quello che forse mi ha colpito è che questa sintesi è stata colta da tantissime persone, e forse diventa proprio il valore aggiunto di quella che è - e comunque resta - una mostra fotografica, perché le foto sono chiaramente la cosa principale. E sono foto veramente belle che sono state apprezzate da fotografi professionisti."

L.R. "La mostra si sposterà anche in altre città al di fuori dell'Umbria?"

D.P. "Noi stiamo prendendo i primi contatti al riguardo. Diciamo... ti posso... così... va be' non vorrei nemmeno bruciare delle cose, anche per scaramanzia preferisco non parlarne. Però sicuramente andremo fuori Regione, nel nord-est Italia, in altre città d'arte molto prestigiose e addirittura cominciamo a pensare anche all'opportunità di tradurre tutta la mostra in Inglese e portarla anche all'estero perché ci sono già state delle richieste in tal senso."

L.R. "Quindi un progetto - una mostra - in crescita, che è testimonianza di un linguaggio universale, anche se centrato sulle donne indiane."

D.P. "Sì, assolutamente universale, perché molte persone si sono stupite del fatto che ho scritto queste poesie pur non essendo mai andato in India... cioè molti non ci credevano! Persone che sono andate in India hanno detto <scritto sono le parole di una persona che è stata in India>>. E il discorso è che io ho cercato proprio quel terreno universale... di attingere a quel terreno universale in cui non c'è tutta questa differenza - che apparentemente c'è - tra un mondo come l'India, lontano, esotico, diverso dal nostro - senza dubbio - e il nostro mondo, che comunque - ripeto - hanno sotto delle cose comuni; e queste cose comuni emergono dai sentimenti, dalle emozioni, da quello che c'è negli sguardi di queste persone..."

Meglio che parlo di meno e scrivo di più, non c'è dubbio! :)

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