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giovedì 28 ottobre 2010

Il suo aroma

2 : commenti
Suave mía, a qué hueles,
a qué fruto
a qué estrella, a qué hoja?
Ho approfittato delle ore passate in questi giorni in treno e metropolitana per leggere e rileggere un po' di libri, tra cui una sorta di "the best" di poesie di Paolo Neruda, una selezione da varie sue raccolte pubblicata da Guanda e intitolata Poesie d'amore e di vita. Ce ne sono davvero tante che mi piacciono, oggi ho scelto questa.
L'ode al suo aroma
Mia dolce, di che profumi, di quale frutto,
di quale stella, di quale foglia?
Vicino alla tua piccola orecchia
o sulla tua fronte mi chino, inchiodo il naso tra i capelli e il sorriso
cercando, conoscendo
l'origine del tuo aroma: è dolce, ma non è fiore, non è la pugnalata del garofano penetrante o impetuoso aroma di violenti gelsomini, è qualcosa, è terra, è aria, legna o mele,
odore della luce sulla pelle, aroma della foglia dell’albero della vita con polvere di strada
e freschezza di ombra mattutina nelle radici, odore di pietra e fiume, ma più simile a una pesca, al tiepido
pulsare segreto del sangue, odore
di casa pulita e di cascata, fragranza di colomba e chioma, aroma della mia mano che ha percorso la luna del tuo corpo, le stelle della tua pelle stellata, l’oro, il grano, il pane del tuo contatto, e lì, nella longitudine della tua luce folle, nella tua circonferenza di giara, nella coppa, negli occhi dei tuoi seni, tra le tue grandi palpebre e la tua bocca di schiuma, in tutto lasciò, lasciò la mia mano odore d’inchiostro e selva, sangue e frutti perduti, fragranza di pianeti dimenticati, di pure carte vegetali, lì il mio stesso corpo immerso nella freschezza del tuo amore, amata, come in una sorgente o nel suono di un campanile lassù tra l’odore del cielo e il volo degli ultimi uccelli, amore, odore, parola della tua pelle, della lingua
della notte nella tua notte, del giorno nel tuo sguardo.
Dal tuo cuore sale il tuo aroma come dalla terra la luce fino alla cima del ciliegio: nella tua pelle io trattengo il tuo battito e aspiro l’onda di luce che sale, la frutta immersa nella sua fragranza, la notte che respiri, il sangue che percorre la tua bellezza fino ad arrivare al bacio che mi aspetta sulla tua bocca.
(Pablo Neruda)

Per mangiare un'insalata...

2 : commenti
Sono straindaffarato queste settimane. Sono stato tre a giorni a Milano per un aggiornamento formativo di lavoro (21 ore su piani di zona e gestione associata dei servizi sociali) in una celeberrima università meneghina. E alla sera sono riuscito a rinfrescare qualche vecchia amicizia con una puntatina a Gorgonzola e un'altra a Como: che incanto il lago di notte.
Però è un periodo che me ne capitano di tutti i colori. Mai nulla di grave, solo piccoli ma frequenti inconvenienti. Per esempio stasera. Arrivo con l'Eurostar a Firenze S. M. Novella alle 20.00 in punto, alle 20.13 c'è la coincidenza che mi porta fino a casa. Calcolo di potere fare in tempo a prendermi qualcosa al volo da McDonald's. Corro, mi metto in fila, ordino un'insalata caprese da portare via, corro nuovamente al binario, salgo, mi accomodo e il treno parte puntualissimo, apro la busta per mangiarmi la mia insalata e... sorpresa, si sono dimenticati di mettere le posate! Ho valutato per un secondo la possibilità di usare le mani (avevo una certa fame!), ma a parte la difficoltà oggettiva di condire la caprese e sbafarmela senza sporcarmi, non mi andava sconvolgere gli altri viaggiatori con un tale deficit di bon ton. Per la cronaca, l'addetto del McDonald's s'era scordato pure i grissini, in compenso aveva aggiunto una seconda bustina di olio e aceto e 4 o 5 di sale! Conclusione, mai desiderato di più un'insalata: ho aspettato due ore e mezza per mangiarla a casa!
Va, be'... ci sentiamo nei prossimi giorni.

sabato 23 ottobre 2010

Come i nostri nodi

4 : commenti

Puoi slegare con le dita 
nodi stretti con la corda,
ma se son fatti di filo  
non li sciogli quasi mai.


Due amanti felici

0 : commenti
Sono in piena fase di sublimazione poetica... o forse sarebbe più sincera consapevolezza chiamarla crisi di mezza età (cfr. qui)! :-)

da Cento sonetti d'amore
di Pablo Neruda

XLVIII sonetto

Due amanti felici fanno un solo pane,
una sola goccia di luna nell'erba,
lascian camminando due ombre che s'unisco,
lasciano un solo sole vuoto in un letto.

Di tutte le verità scelsero il giorno:
non s'uccisero con fili, ma con un aroma
e non spezzarono la pace né le parole.
È la felicità una torre trasparente.

L'aria, il vino vanno coi due amanti,
gli regala la notte i suoi petali felici,
hanno diritto a tutti i garofani.

Due amanti felici non hanno fine né morte,
nascono e muoiono più volte vivendo,
hanno l'eternità della natura.

venerdì 22 ottobre 2010

Ex voto (di Eugenio Montale)

2 : commenti
Ho letto oggi sul blog Pioggia blu, questa poesia di Montale. Anzi, ho riletto, perché sono quasi certo di averlo già fatto da ragazzo. Quella volta però non mi colpì tanto, ora sì. Evidentemente la vita mi ha lasciato solchi in cui questi versi ora possono germogliare…


Ex voto

Accade
che le affinità d'anima non giungano
ai gesti e alle parole ma rimangano
effuse come un magnetismo. È raro
ma accade. 

Può darsi
che sia vera soltanto la lontananza,
vero l'oblio, vera la foglia secca 

più del fresco germoglio. Tanto e altro
puó darsi o dirsi.

Comprendo
la tua caparbia volontà di essere sempre assente
perchè solo così si manifesta
la tua magia. Innumeri le astuzie
che intendo.

Insisto
nel ricercarti nel fuscello e mai
nell'albero spiegato, mai nel pieno, sempre
nel vuoto: in quello che anche al trapano
resiste.

Era o non era
la volontà dei numi che presidiano
il tuo lontano focolare, strani
multiformi multanimi animali domestici;
fors'era così come mi pareva
o non era.

Ignoro
se la mia inesistenza appaga il tuo destino,
se la tua colma il mio che ne trabocca,
se l'innocenza é una colpa oppure
si coglie sulla soglia dei tuoi lari. Di me,
di te tutto conosco, tutto
ignoro.


Mi era già successo la primavera scorsa di essere parecchio toccato da una poesia di Montale. Non ci sarà due senza tre?

P.S. Non ne sono certo, ma credo che anche questa poesia faccia parte della raccolta Satura.

lunedì 18 ottobre 2010

Donald Duck e i numeri primi gemelli!

10 : commenti
Ho dedicato da poco un post (qui) a La solitudine dei numeri primi, il film di Saverio Costanzo del 2010 e il best-seller di Paolo Giordano del 2008. Nel romanzo l'autore fa un suggestivo paragone tra la solitudine di certe persone e quella dei numeri primi tra i numeri naturali. Cito nuovamente il passo in questione.

"I numeri primi sono divisibili soltanto per 1 e per se stessi. Se ne stanno al loro posto nell'infinita serie dei numeri naturali, schiacciati come tutti fra due, ma un passo più in là rispetto agli altri. Sono numeri sospettosi e solitari e per questo Mattia li trovava meravigliosi. Certe volte pensava che in quella sequenza ci fossero finiti per sbaglio, che vi fossero rimasti intrappolati come perline infilate in una collana. Altre volte, invece, sospettava che a anche a loro sarebbe piaciuto essere come tutti, dei numeri qualunque, ma che per qualche motivo non ne fossero capaci. Il secondo pensiero lo sfiorava soprattutto di sera, nell'intrecciarsi caotico di immagini che precede il sonno, quando la mente è troppo debole per raccontarsi delle bugie."
 
Ma Giordano non si ferma qui, paragona le solitudini dei due protagonisti, Alice e Mattia, a quella di un particolare sottoinsieme dei numeri primi, i numeri primi gemelli. Come Alice e Mattia sono evidentemente attratti l'un l'altro ma non riescono in alcun modo a infrangere la distanza che li separa, così i numeri primi possono avvicinarsi solo a distanza di 2 unità, non oltre: ci sarà sempre almeno un numero a dividerli (esistono solo due numeri primi contigui nella successione dei numeri naturali, il 2 e il 3).

"Tra i numeri primi ce ne sono alcuni ancora più speciali. I matematici li chiamano primi gemelli: sono coppie di numeri primi che se ne stanno vicini, anzi quasi vicini, perché fra di loro vi è sempre un numero pari che gli impedisce di toccarsi per davvero. Numeri come l'11 e il 13, come il 17 e il 19, il 41 e il 43. Se si ha la pazienza di andare avanti a contare, si scopre che queste coppie via via si diradano. Ci si imbatte in numeri primi sempre più isolati, smarriti in quello spazio silenzioso e cadenzato fatto solo di cifre e si avverte il presentimento angosciante che le coppie incontrate fino a lì fossero un fatto accidentale, che il vero destino sia quello di rimanere soli. Poi, proprio quando ci si sta per arrendere, quando non si ha più voglia di contare, ecco che ci si imbatte in altri due gemelli, avvinghiati stretti l'uno all'altro. Tra i matematici è convinzione comune che per quanto si possa andare avanti, ve ne saranno sempre altri due, anche se nessuno può dire dove, finché non li si scopre."

Giorni addietro ho avuto la pazienza di cercare altre informazioni nel web sui numeri primi gemelli, così ho trovato l'elenco delle prime 35 coppie di questi singolarissimi numeri: (3, 5), (5, 7), (11, 13), (17, 19), (29, 31), (41, 43), (59, 61), (71, 73), (101, 103), (107, 109), (137, 139), (149, 151), (179, 181), (191, 193), (197, 199), (227, 229), (239, 241), (269, 271), (281, 283), (311, 313), (347, 349), (419, 421), (431, 433), (461, 463), (521, 523), (569, 571), (599, 601), (617, 619), (641, 643), (659, 661), (809, 811), (821, 823), (827, 829), (857, 859), (881, 883).

Sinceramente, quanti di voi si erano già accorti che la targa dell'auto di Paperino è un numero primo e per di più di una coppia di primi gemelli?! Io no davvero, che mattacchione Walt Disney! :-)

Scherzi a parte. Curioso come sono, mi son chiesto cosa sarebbe venuto fuori applicando a tali coppie la riduzione teosofica o numerologica che dir si voglia, ovvero quella semplice operazione che ricava da ogni numero, in modo univoco, un'unica cifra da 1 a  9. Come si fa? Facile, si sommano le singole cifre che compongono il numero, considerandone solo il valore nominale e ignorando quello posizionale. Per esempio (nel sistema decimale), nel numero 347 ogni cifra ha un preciso valore posizionale: 3x10+4x10+7x10=300+40+7. Se invece considero solo il valore nominale di 3, 4, 7 otterrò  347=3+4+7=14 e applicando lo stesso ragionamento 14=1+4=5. Quindi la riduzione numerologia di 347 è 5. Mi sono divertito a considerare il valore numerologico di tutte le prime 35 coppie di numeri primi gemelli e mi sono accorto che:
  • a parte le coppie (3, 5) e (5, 7) - già composte da numeri di una sola cifra - tutte le altre, si riducono numerologicamente a 3 sole coppie: (2, 4), (8, 1), (5, 7); 
  • in altre parole, (3, 5) è una coppia unica e irripetibile; (5, 7) sta in compagna delle infinite altre coppie di numeri primi gemelli che, ridotte numerologicamente, danno ancora (5, 7); tutte le altre infinite coppie di numeri primi gemelli, ridotte danno (2, 4) oppure (8, 1).
  • se osserviamo che 2, 4, 8, 1, sono tutte potenze di 2, possiamo scrivere (2, 4) e (8, 1) in una forma più elegante: (21, 22) e (23, 20);
  • poiché solo (5, 7) è una coppia di numeri primi gemelli, mentre (21, 22) e (23, 20) non sono nemmeno coppie di numeri primi, mi chiedo se, da un punto di vista matematico, abbia un qualche significato la successione delle coppie di numeri primi gemelli che ridotte numerologicamente danno (5, 7), evidenziate in rosa nella sequenza che segue, ovvero: (5, 7), (41,43), (59, 61), (149, 151), (239, 241), (311, 313), (347, 349), (419, 421), (599, 601), (617, 619) ecc.
Se un matematico passasse da questa parti è potesse rispondermi..
  1. (3, 5)
  2. (5, 7)                                       
  3. (11, 13) equivalente a (2, 4)        
  4. (17, 19) equivalente a (8, 1)     
  5. (29, 31) equivalente a (2, 4)    
  6. (41, 43) equivalente a (5, 7)      
  7. (59, 61) equivalente a (5, 7)    
  8. (71, 73) equivalente a (8, 1)    
  9. (101, 103) equivalente a (2, 4)
  10. (107, 109) equivalente a (8, 1)
  11. (137, 139) equivalente a (2, 4)
  12. (149, 151) equivalente a (5, 7) 
  13. (179, 181) equivalente a (8, 1)
  14. (191, 193) equivalente a (2, 4)
  15. (197, 199) equivalente a (8, 1)
  16. (227, 229) equivalente a (2, 4)
  17. (239, 241) equivalente a (5, 7)
  18. (269, 271) equivalente a (8, 1)
  19. (281, 283) equivalente a (2, 4)
  20. (311, 313) equivalente a (5, 7)
  21. (347, 349) equivalente a (5, 7)
  22. (419, 421) equivalente a (5, 7)
  23. (431, 433) equivalente a (8, 1) 
  24. (461, 463) equivalente a (2, 4)
  25. (521, 523) equivalente a (8, 1)
  26. (569, 571) equivalente a (2, 4)
  27. (599, 601) equivalente a (5, 7)
  28. (617, 619) equivalente a (5, 7)
  29. (641, 643) equivalente a (2, 4)
  30. (659, 661) equivalente a (2, 4)
  31. (809, 811) equivalente a (8, 1)
  32. (821, 823) equivalente a (2, 4)
  33. (827, 829) equivalente a (8, 1)
  34. (857, 859) equivalente a (2, 4)
  35. (881, 883) equivalente a (8, 1) 

Ridipingo casa

5 : commenti
   










Dopo il nuovo look della mia camera (qui) e della cucina (qui), non mi resta che svelare la parete del soggiorno, ripitturata a luglio (prima era così). Il prossimo stadio d'avanzamento dell'operazione "ridipingo casa" sarà fare nello stesso color pesca anche la parete attigua (quella a sinistra nella foto), mantenendo invece bianchi i vani finestra-termosifone così come ho ridipinto di bianco la nicchia in cui è inserito il computer.

Aggiungo due foto proprio della postazione computer, da dove viene digitato questo blog, in cui si notano i riflessi d'arcobaleno prodotti dai cristalli appesi di fronte alle finestre (riflessi già mostrati con dovizia di particolari qui).

In attesa di una casa più grande, intanto rendo più bella quella che ho ora!

P.S. Ecco anche un autoscatto del padrone di casa, dove si intravede la libreria sulla parente antistante la bookworm.

sabato 16 ottobre 2010

Wow, che palle!

14 : commenti
Da un mesetto ho ripreso ad esercitarmi a fare il giocoliere con le tre palline. Quattro o cinque anni fa, avevo regalato il set libro + palline a mia figlia, lei rinunciò subito, io mi intestardii per un po', alla fine mollai, anche se qualche risultato lo avevo raggiunto.

Adesso ho ricominciato per vari motivi.

Guardare le palline volarmi sopra gli occhi e tra le mani mi aiuta molto ad alleggerire il cuore. E in generale è un ottimo anti-stress (se preso con lo spirito giusto, se no lo stress lo fa venire lui!).

Voglio dimostrare a mia figlia che con l'esercizio si può ottenere tutto... a soli 12 anni comincia a sembrarmi un po' troppo rinunciataria quando incontra una minima difficoltà.

Voglio dimostrare a me stesso che anche a 45 anni sono sempre capace di imparare qualcosa di nuovo. Un modo per esorcizzare la crisi di mezza età in pratica.

Last but not least, qualcuno mi ha ridato fiducia, dicendomi che non sbaglio i movimenti e ho solo bisogno di allenarmi.

Avevo acquistato (lo vedete nella foto) "Il giocoliere - tutto quello che dovete sapere per diventare dei perfetti giocolieri" di Stuart Ashmann, edito da Gribaudo Parragon (2003), ma al momento risulta esaurito. È però in commercio "Il perfetto giocoliere" di John Cassidy, Editoriale Scienza (2009), che mi sembra del tutto equivalente all'altro ed è sempre corredato delle classiche tre palline a spicchi rossi, gialli, blu, verdi.

Lo puntualizzo a uso di chi - se gli salta il ghiribizzo - volesse seguire le mie orme. Occhio però, che un pizzico di follia è assolutamente indispensabile. ;-)

P.S. del 31 dicembre 2010: lo stato dell'arte dopo tre mesi!

La cucina con gli archi azzurri

3 : commenti

Mattina libera. Mia figlia a scuola. Ne approfitto per mantenere una promessa. Oggi è ancora nuvoloso, aspettavo una giornata di sole per scattare le foto, ma meglio cogliere l'attimo ora che me lo trovo: ecco qui la mia "nuova" cucina dopo che ho dato sfogo a pennellessa e pennello durante lo scorso mese!

Alla fine del post lascio anche due foto scattate alla stessa stanza qualche anno fa (mancavano solo un paio di mensole che aggiunsi poco dopo): prima risultava giallina, come potete vedere ora è una combinazione abbastanza elaborata di pesca e azzurro. Naturalmente il soffitto l'ho ridipinto ancora di bianco.

Devo però essere sincero. Mi aspettavo un risultato migliore. Il punto è questo: come prima la medesima tinta dava sul panna in camera da letto e sul crema in cucina, allo stesso modo adesso la leggera sfumatura pesca in camera da letto diventa, ahimè, quasi un rosa in cucina. Complice, oltre alla diversa esposizione dell'ambiente, l'accostamento al secondo colore, che credevo un azzurrino "carta da zucchero" e si è invece rivelato praticamente un celeste. Già, immancabilmente l'effetto sul muro è molto diverso da quello sui campionari. Quando ho finito di  pitturare e ho guardato per la prima volta come era uscita fuori la stanza nell'insieme, la prima impressione è stata: "Oddio, altro che pesca-azzurro, ho una cucina rosa-celeste da Biancaneve!". Fortunatamente sono riuscito  in parte a neutralizzare l'effetto kindergarten con l'adesivo della Vespa: l'ho visto per caso al Leroy Merlin è ho subito capito che si trattava del cacio sui maccheroni per la mia cucina!

Sono comunque abbastanza soddisfatto dell'armonia tra linee rette e curve, studiata per separare tra loro i colori. E sono molto orgoglioso dei tre  archi azzurri, che ho dipinto con un normale pennello piatto da 4 cm, dopo aver segnato a matita una traccia con filo di nylon e chiodino usati a mo' di compasso. Tutte le linee rette le ho ottenute naturalmente con normali mascherature fatte con l'apposito nastro, per le curve serviva invece mano ferma e occhio.

Può anche essere che tra un anno mi stufo e ridipingo tutto in tinta unita, magari usando un azzurro un po' più deciso! Del resto mi piace l'accostamento con l'arancione dei mobili (arancione e azzurro sono colori complementari), non a caso molti accessori li ho scelti azzurri o blu.

Colorazione a parte, ho trafficato anche per riuscire a realizzare finalmente (era anni che rimandavo) il collegamento tra la cappa e una vecchia canna fumaria che avevo riaperto e ripulito: ora la cappa è aspirante e non semplicemente filtrante! Funziona benissimo. E considerato che la cucina è priva di porta i vantaggi sono ben immaginabili

Una foto mostra tutti i pezzi usati per collegare la cappa alla canna, prima del loro assemblaggio in loco.
 




 

giovedì 14 ottobre 2010

La solitudine dei numeri primi

11 : commenti
I numeri primi sono divisibili soltanto per 1 e per se stessi. Se ne stanno al loro posto nell'infinita serie dei numeri naturali, schiacciati come tutti fra due, ma un passo più in là rispetto agli altri. Sono numeri sospettosi e solitari e per questo Mattia li trovava meravigliosi. Certe volte pensava che in quella sequenza ci fossero finiti per sbaglio, che vi fossero rimasti intrappolati come perline infilate in una collana. Altre volte, invece, sospettava che a anche a loro sarebbe piaciuto essere come tutti, dei numeri qualunque, ma che per qualche motivo non ne fossero capaci. Il secondo pensiero lo sfiorava soprattutto di sera, nell'intrecciarsi caotico di immagini che precede il sonno, quando la mente è troppo debole per raccontarsi delle bugie. 
Paolo Giordano
La solitudine dei numeri primi
(incipit del capitolo 21)
Premessa (non brevissima e totalmente fuori tema)

Mi trovo in riserva di energie, perciò mi sono dato la regola di non rubare più ore al sonno per scrivere sulle sue pagine del blog. Torno a casa dal lavoro, spremuto a mo' di limone, con in testa fondi per la non autosufficienza, gruppi di lavoro integrati con la ASL, gestione associata dei servizi sociali comunali da mandare a regime, indagini ISTAT sulla spesa sociale in scadenza, servizi di mediazione familiare da attivare, bandi anti-crisi in corso, nuove competenze come pioggia, richieste dati da Prefettura e Regione, monitoraggi, rendicontazioni, adempimenti vari e chi più ne ha ne metta. Il coordinatore della Zona Sociale ieri ha riconosciuto che le mansioni che svolgo andrebbero distribuite su almeno 3, 4 persone... se la mia situazione è rappresentativa di gran parte della pubblica amministrazione - pare di sì - è inevitabile che la qualità dei servizi possa solo peggiorare, per quanto un bravo one-man-band possa suscitare simpatia e ammirazione è ovvio che un'orchestra di onesti musicisti suona molto meglio! 
Ricordo una tale overdose di lavoro solo nella gestione del dopo-terremoto del '97 ad Assisi (ricordo mesi in cui effettuavo tante ore di straordinario quante di ordinario): dopo un anno di carretta tirata a quei ritmi ne ricavai una crisi di ipertiroidismo da stress e un incidente stradale (auto completamente distrutta, salvato da cintura e airbag). Quell'esperienza mi ha insegnato molto e non ho alcune intenzione di ripeterla!
Se adesso sto rifacendo capolino qui è perché oggi ho preso un giorno di ferie per accompagnare mia figlia a fare il richiamo di una vaccinazione.

Vengo al tema: il best seller rivelazione di Paolo Giordano. 

Da un po' ho una strana abitudine: tanto più un libro e sulla bocca di tutti tanto più lascio trascorrere qualche anno prima di leggerlo. Così ho fatto anche con La solitudine dei numeri primi, un'opera prima che nel 2008 ha fatto strage di premi letterari - uno per tutti il primo posto al premio Strega - e record di copie vendute in Italia (una milionata!), trasformando uno sconosciuto esordiente ventiseienne in un autore affermato. E ho pure fatto l'esatto contrario di ciò che sarebbe saggio: ho letto il romanzo dopo aver visto il film che ne è stato tratto, con regia di Saverio Costanzo.

La trasposizione cinematografica del 2010 è un ritaglio intelligente del soggetto originale di Giordano (al copione ha collaborato l'autore stesso), pressoché circoscritto ai due protagonisti, Alice e Mattia,  a scapito dei personaggi minori, trasformato in un puzzle di flashback che, mano a mano che l'azione avanza, si compone a svelarci la vicenda e l'interiorità dei personaggi. Davvero encomiabile l'interpretazione di Alba Rohrwacher e di Luca Marinelli (nella foto), che hanno dato credibilità - e non era facile - alla complessa psicologia di Alice e Mattia, al loro mal d'anima. Film assolutamente da vedere.

Al contrario di quella del film, la struttura del romanzo è rigorosamente cronologica e fotografa i due protagonisti nei momenti topici delle loro vite. Il trauma che Alice subisce da bambina (1983). Il trauma che Mattia subisce da bambino (1984). L'incontro tra Alice e Mattia da adolescenti (1991) e lo strano incastro che viene a crearsi tra le rispettive solitudini. C'è una geometrica corrispondenza tra i traumi infantili di Alice e Mattia: quello di lei - un incidente di sci - inciderà sul fisico quanto sulla psiche (e su ambo i piani con l'anoressia), quello di lui - la sua responsabilità nella scomparsa della sorella gemella - inciderà sulla psiche (un senso di colpa insuperabile) e di lì sul fisico, con un cronicizzarsi di atti autolesionistici. La narrazione prosegue, quasi come un teorema matematico, sviluppando le conseguenza di queste premesse, si focalizza su determinati "capitoli" delle vite di Alice e Mattia (dal 1995 al 2007), durante i quali i due si avvicinano, innamorano e allontano senza riuscire mai a dare corpo e senso alla loro relazione, eternamente in nuce.

Ho letto le prime 150 pagine nell'arco di una decina di giorni, la sera prima di addormentarmi, e ho divorato le ultime 150 in tre ore dalle 5 alle 8 di mattina di domenica scorsa. Ciò a testimonianza di quanto la seconda parte mi abbia avvinto nonostante conoscessi intrecci e conclusione della storia. Ho sentito taluni parlare di questo libro come di un capolavoro, altri definirlo un banale romanzetto il cui successo resta un mistero. La mia opinione? Per me le opere che provocano reazioni contrastanti hanno sempre un quid, una marcia in più. Non so se è un romanzo che i posteri ricorderanno, forse la forza di Giordano non sta nel suo stile letterario, discontinuo o magari solo ancora acerbo, però per la mia sensibilità la storia regge molto bene. Mi sono sorpreso ad appassionarmi a scrutare nella vita di due personaggi che, per quella che è la trama in sé, sarebbe forse stato più logico che suscitassero fastidio o repulsione.

Si percepisce in tutto il libro la "doppia anima" di questo giovane autore, scientifica (è un fisico particellare con un curriculum esemplare) e umanistica (mostra il daimon di chi sa e deve raccontare storie), indubbiamente una persona fuori dal comune. Immagino che La solitudine dei numeri primi lasci perplessi soprattutto due tipologie di persone:  da una parte quelle che alla vita chiedono ordine e coerenza, che il bianco sia bianco e il nero sia nero, che non ci sia mai confusione tra buoni e cattivi; dall'altra i romantici a tutti i costi, che dal caos e disordine traggono linfa, che sperano inguaribilmente nel deus ex machina dell'amore e della passione. A mio parere quanto più si riesce a vivere tra queste due visioni, prendendone il meglio e emancipandosi dal peggio, tanto più si può apprezzare questo libro e innamorarsi di Alice e Mattia, due personalità decisamente borderline, che lottano comunque con forza per restare a galla e non sprofondare nelle loro nevrosi. In fondo sono normali persone "anormali", eroi urbani del nostro tempo, una donna e un uomo non omologati, né carne né pesce, figli delle confuse famiglie d'oggi. Chi si sente normale e migliore di loro, scagli la prima pietra. Mi sento numero primo come loro.

 
Un'ultima curiosità: il titolo del libro è stato imposto all'autore dall'editore al posto di Dentro e fuori dall'acqua... personalmente dubito che in questo caso avrebbe avrebbe avuto lo stesso successo!

LINK:
P.S. del 18/10/10. Nuovo post: Donald Duck e i numeri primi gemelli.

domenica 10 ottobre 2010

Se potessi rivederti...

3 : commenti
Se potessi rivederti fra un anno, farei tanti gomitoli dei mesi.
Se l'attesa fosse soltanto di secoli li conterei sulla mano.
E se sapessi che finita questa vita la mia e la tua proseguiranno insieme, getterei la mia come inutile scorza e sceglierei con te l'eternità.

Emily Dickinson (1830-1886)

LINK:

martedì 5 ottobre 2010

Semplici sandali

5 : commenti
Inciampo ancora la mattina all'alba
nei semplici sandali di cuoio
che d'estate sfilavi accanto al letto
quando accoccolavi a me
le tue radici nude
e in quella tregua al correre ponevi
l'autografo più vero. 
Stavano là in disparte
paghi di appartenerti,
tanto assorti nell'anima tua
da sottolinearla
in silenzio.
Custodivano i tuoi passi
virgolettandoli di sacro.
Ti portavano da me.
Erano alleati.

Ne guardavo i lacci con complicità
mentre dormivi tra me e loro,
tu le Pleiadi e noi
la cintura di Orione,
tu e io e loro: quattro punti
sulla stessa linea del presente. 
Pareva germogliare qualche cosa
dalle loro suole brune
fieramente prive di rialzo
accoppiate
lì sul pavimento.
Che imprevedibile aderenza
tra la semplice missione
di una pelle tagliata col coltello
e la tua storia,
tra quella storia e il tuo corpo,
tra quel corpo e il mio
sbattuti cuore contro cuore
a riaprire conclusioni.

Sarei rimasto ore
a ubriacare di carezze
i tuoi piedi scolpiti nel pane,
uguali al timbro sincero 
di ciò che confidavi,
perché i piedi non mentono mai;
senonché ridevi
l'alibi perfetto del solletico
e li scrollavi via.
Stavi già fuggendo?
Che invidia quelle scarpe:
quando ti rivestivi e indugiavi 
nell'allacciare le caviglie
in quel minimo momento volevo
essere quei lacci. 
Una vita fa.

È ottobre,
i sandali li hai messi nell'armadio;
e il ricordo di te che l'indossavi
e i laghi e i lungolaghi,
la compagnia dei platani,
i fili fitti fitti di parole,
i giorni che ti commettevo amore
e tu che alzavi gli occhi...
mi hanno chiesto un tetto per svernare
fino a una nuova estate.
E sono riposti qui.

domenica 3 ottobre 2010

Sentir sin embargo

6 : commenti
Ascoltare Eppure sentire (un senso di te) di Elisa mi commuove sempre... soprattutto la versione che si apre con un bell'arpeggio di pianoforte. Cercando quale fosse il film la cui colonna sonora annoverava questa canzone, stasera ho scoperto casualmente che Elisa l'ha incisa anche in spagnolo. Eccola qui...



Tornando alla versione italiana, qualche anno fa la lasciavo andare giornate intere sullo stereo col repeat, a loop infinito! Eppure sentire parla di quei crocevia della vita in cui l'amore tra due persone è allo stato nascente, ed è appeso a un filo: può nascere come morire, oppure germogliare in un cuore solo. Credo che la potenza del testo giustifichi la fortuna di questa canzone e il fatto che Elisa ne abbia registrato ben 5 versioni.
  1. La versione pubblicata nella raccolta Soundtrack '96-'06 (2006), quella che conoscevo, a mio avviso decisamente la migliore;
  2. dal medesimo arrangiamento è stata ricavata Sentir Sin Embargo, pubblicata solo in Spagna (quella del video di questo post)...
  3. e pure One Step Away, versione in inglese inserita nel 2007 nella colonna sonora di Manuale d'amore 2 del regista Giovanni Veronesi.
  4. Sempre in Manuale d'amore 2 c'è anche una versione acustica (Unplugged Version). Il pezzo è sempre aperto dal pianoforte, ma con accordi al posto dell'arpeggio: l'atmosfera del brano è più malinconica, quasi cupa.
  5. Infine Eppure sentire Remix accompagna il video ufficiale della canzone (girato da Veronesi), e pubblicata nella raccolta Caterpillar (2007). Questo terzo arrangiamento, più pop ed elettrico (la chitarra prende il posto del pianoforte), non è malvagio ma, sempre a gusto mio,  non all'altezza del primo. 
Ecco il testo italiano originale...

A un passo dal possibile
a un passo da te
paura di decidere
paura di me
di tutto quello che non so
di tutto quello che non ho.
Eppure sentire
nei fiori tra l'asfalto
nei cieli di cobalto, c'è...
Eppure sentire
nei sogni in fondo a un pianto
nei giorni di silenzio, c'è...
un senso di te.

C'è un senso di te.

E la versione in spagnolo... 

A un paso del pudiera ser
A un paso de ti
Con miedo de qué decidir
Con miedo de mí
De todo cuanto no se yo
De todo cuanto me faltó
Sentir sin embargo la flor entre el asfalto
Y el cielo de cobalto ver
Sentir sin embargo los sueños entre el llanto
Los días de silencio ver
Sentidos de ti
Sentidos de ti


Che in italiano significherebbe...

A un passo da ciò che avrei potuto essere
A un passo da te
Con la paura di cosa decidere
Con la paura di me
Di tutto quello che non so
Di tutto quello che mi mancò
Eppure sentire
Il fiore tra l’asfalto
E vedere il cielo di cobalto
Eppure sentire
I sogni in mezzo ad un pianto
E vedere i giorni di silenzio
Sensazioni di te
Sensazioni di te

Sempre

5 : commenti
La soddisfazione di riprendere la bici dopo un annetto e, appena svegliato, dimenticato perfino di bere e portarmi la borraccia, salire su a Perugia da Montevile fino a Piazza Monteluce, proseguire per Porta Pesa, Via XIV Settembre e Via Ripa di Meana, e ridiscendere da Via S. Girolamo con meritatissima colazione al bar sotto casa all'arrivo. Tutto in un'oretta, 11 chilometri e 400 metri di dislivello scarsi, completamente fuori allenamento (a parte un minimo di yoga), ciononostante senza mai affogarmi sui pedali... be' posso dirmelo: 45 anni portati niente male

E ora al lavoro: oggi voglio finire di pitturare la cucina. Ma prima lascio cadere una poesia a caso... in cui mi sono imbattuto a caso... perché nulla è mai per caso...

Sempre
(Pablo Neruda)

Prima di me
non sono geloso.
Vieni con un uomo
alla schiena,
vieni con cento uomini nella tua chioma,
vieni con mille uomini tra il tuo petto e i tuoi piedi,
vieni come un fiume
pieno d'affogati
che trova il mare furioso,
la spuma eterna, il tempo!
Portali tutti
dove io t'attendo:
sempre saremo soli,
sempre saremo tu ed io
soli sopra la terra
per iniziare la vita!

venerdì 1 ottobre 2010

Si sbagliò la colomba

4 : commenti
Ho idee in cuore e cose da fare che mi tengono lontano dal blog, ma ogni tanto mi affaccio.

La poesia citata da Erri De Luca nel racconto breve La camicia a cui ho dedicato l'ultimo post una descrizione magistrale dell'amore, è del poeta spagnolo Rafael Alberti (1902-1999). L'ho cercata, l'ho trovata, la condivido con piacere.


Si sbagliò la colomba,
si sbagliava
per andare al Nord andò al Sud

pensò che il grano era acqua
pensò che il mare era il cielo

che la notte il mattino
che le stelle rugiada
che il caldo la neve
che la tua gonna era la sua blusa;
che il tuo cuore la sua casa...
lei si addormentò sulla riva
tu, sulla cima di un ramo.



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