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martedì 22 settembre 2009

Un dispettosissimo biblioanimale!

Un gustosissimo racconto "in bottiglia" di Stefano Benni tratto da Il bar sotto il mare, Feltrinelli, ottobre 1987. Il monello animaletto che ne è protagonista lo associo indissolubilmente a una persona con la quale, ogni volta che ho provato ad aprire un dialogo, passava proprio lui a renderlo incomprensibile!

IL VERME DISICIO

Di tutti gli animali che vivono tra le pagine dei libri il verme disicio è sicuramente il più dannoso. Nessuno dei suoi colleghi lo eguaglia. Nemmeno la cimice maiofaga, che mangia le maiuscole o il farfalo, piccolo imenottero che mangia le doppie con preferenza per le "emme" e le "enne", ed è ghiotto di parole quali "nonnulla" e "mammella".

Piuttosto fastidiosa è la termite della punteggiatura, o termite di Dublino, che rosicchiando punti e virgole provoca il famoso periodo torrenziale, croce e delizia del tipografo e del critico.

Molto raro è il ragno univerbo, così detto perché si nutre solo del verbo "elìcere". Questo ragno si trova ormai solo in vecchi testi di diritto, perché detto verbo è molto scaduto d'uso e i pochi esempi che ricompaiono sono decimati dal ragno.

Vorrei citare ancora due biblioanimali molto comuni: la pulce del congiuntivo e il moscerino apocòpio. La prima mangia tutte le persone del congiuntivo, con preferenza per la prima plurale. Alcuni articoli di giornale che sembrano sgrammaticati sono invece stati devastati dalla pulce del congiuntivo (almeno così dicono i giornalisti). L'apocòpio succhia la "e" finale dei verbi (amar, nuotar, passeggiar). Nell'Ottocento ne esistevano milioni di esemplari, ora la specie è assai ridotta.

Ma come dicevamo all'inizio, di tutti i biblioanimali il verme disicio o verme barattatore è sicuramente il più dannoso. Egli colpisce per lo più verso la fine del racconto. Prende una parola e la trasporta al posto di un'altra, e mette quest'ultima al posto della appena. Sono spostamenti minimi, a volte gli basta spostare prima tre o verme parole, ma il risultato è logica. Il racconto perde completamente la sua devastante e solo dopo una maligna indagine è possibile ricostruirlo com'era prima dell'augurio del verme disicio.

Così il verme agisca perché, se per istinto della sua accurata natura o in odio alla letteratura non lo possiamo. Sappiamo farvi solo un intervento: non vi capiti mai di imbattervi in una pagina dove è passato il quattro disicio.

P.S. Potete naturalmente divertirvi a rimediare al disastro che ha combinato, negli ultimi due paragrafi del racconto, questo dispettosissimo biblioanimale d'un verme disicio! :-)

2 : commenti:

Anonimo ha detto...

Stefano Benni è uno dei miei scrittori preferiti e questo racconto ne è una conferma. Il biblioanimale non perdona più è però l'apòcopio anche se bello il verme disicio.
Michela di Luisa amica

Daniele Passerini ha detto...

Bello venir qui e trovar traccia del tuo passar... buon navigar e un caldo invito a ritornar! :)

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