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mercoledì 7 novembre 2007

Il potere delle parole

Cito un breve quanto significativo brano da Il Dito e la luna. Gli insegnamenti dei mistici dell'islam di Gianluca Magi (Edizioni Il Punto d'Incontro, 7,00 €)
Il potere delle parole Un giorno un maestro illustrava agli allievi la notevole efficacia psicologica delle parole e come gli uomini soggiacciano a tale potere come in stato d'ipnosi. «Le parole, in se stesse, non hanno importanza, sono solo fattori secondari, non fatti reali. Eppure gli uomini si cibano esclusivamente di parole anziché di realtà. Reagiscono positivamente o negativamente in base a parole amabili o ingiuriose». «Non sono minimamente d'accordo!», ribatté un allievo alzatosi improvvisamente in piedi, «Le parole non hanno un tale potere su di noi!». «Lurido schifoso cane rognoso!», lo ingiuriò il maestro preso da un violento raptus, «Chi ti ha detto di alzarti! Rimettiti subito a sedere o ti faccio cacciare via a pedate!». L'allievo, cianotico in volto dall'ira, ribatté: «Ma come, proprio tu, un maestro che reagisce in questo modo indegno? Mi meraviglio di un tale comportamento! Vergognati!». «Chiedo umilmente perdono», rispose pacato il maestro, «Non so cosa mi è successo. Non era mia intenzione né offenderti né umiliarti. Ti prego ancora di scusarmi». A quelle parole l'allievo si rasserenò e tornò tranquillamente a sedersi. A quel punto il maestro disse:«Potete ora osservare il potere delle parole? Poche parole ingiuriose hanno ferito una persona e hanno provocato in lui un uragano d'ira. Poche parole amabili lo hanno gratificato e reso tranquillo. Qualche parola può significare ira o tranquillità! Le parole sono solo fattori secondari, non realtà effettive. Eppure l'uomo non riesce a scrollarsele di dosso e, come imprigionato, soggiace al loro potere».
Riporto anche la prefazione al libro, scritta da Gabriel Mandel Khan, maestro sufi di Franco Battiato, in cui viene ben evidenziato il filo che lega insieme la trazione sufi, il pensiero zen e le parabole di Gesù.
Le storie qui presentate sono state tutte saccheggiate dall'immenso tesoro dell'Oriente sufi e riconvertite in moneta corrente per il distratto e frenetico Occidente. In ciò viene seguita una tipica strategia sufi: riformulare la forma esteriore dell'insegnamento e adattarla alla cultura, al tempo e al luogo nel quale si trova ad operare. È necessario, infatti, ritradurre in parole comprensibili all'uomo contemporaneo le parabole dei mistici dell'Islam. I tempi cambiano e i modi di un'epoca e di un luogo non funzionano in un altro tempo e in un luogo differente. Con una breve parabola, i Sufi sono capaci di trasmettere la conoscenza con più rapidità ed efficacia di una spiegazione discorsiva, logica o filosofica. Le storie sufi sono ideate per avere un preciso effetto: inviare alle mente condizionata dell'allievo un messaggio impossibile da esprimere in modo diretto. Ogni storia è una chiave in grado di aprire una porta; offre un modo di vedere la realtà, un suggerimento su come affrontare i problemi della vita quotidiana. Nell'insegnamento sufi il percorso narrativo e quello spirituale sono molto vicini. Leggendo queste storie si coglie come la loro intenzione sia di risvegliare nel lettore un'autentica visione del mondo che ruota attorno all'idea per cui la realtà viene vista com'è e non come si vorrebbe che fosse. Attraverso una sorta di esperienza hanno il compito di liberare certe emozioni per illuminare certi nostri limiti e certe nostre possibilità. I sufi chiamano ishara la storia che ha la funzione di indicare un insegnamento particolare e prolungato. Così come ishara è l'indicazione fatta col dito per mostrare qualcosa. Questo è il senso delle storie qui contenute: mostrare. In Oriente si dice: «Se qualcuno vi indica la luna, guardate la luna e non il dito puntato a indicarla». Questo detto vale anche per queste storie: non si può comprendere la luna analizzando il dito. Ma seguendo la direzione del dito si potrà giungere a vedere la luna. Il dito non è la luna. Tuttavia può indicare la via. Come sorseggiando un buon tè goduto in uno stato d'animo rilassato, ci s'inebrierà a poco a poco di questi brevi racconti che esaminano, in un modo speciale, la condizione umana, addormentata, inconsapevole e soggettiva. Il lettore è invitato a non sforzarsi di afferrarne il senso, poiché saranno le storie stesse ad afferrare il suo cuore. La conoscenza che offriranno non sarà cercata ma ricevuta. In questo modo la vita di ciascuno diverrà un cammino.

2 : commenti:

aurasoma ha detto...

E' incredibile come la vita ci dia sempre quello di cui abbiamo bisogno.
Per caso(niente è per caso), mi sono imbattuta nel tuo blog dove la rpima cosa che ho letto è stata "Il potere delle parole".
Proprio in questi giorni sono reduce da una esperienza catastrofica legata appunto a parole dette e non....
Grazie per avermi ricondotto sulla strada che mi sembrava persa.
Luce e amore per te e per tutti.
aurasoma

Daniele Passerini ha detto...

Grazie per il bel commento Paola, ti ho risposto sul tuo blog, che è appena nato ma vedo che stai facendo crescere bene (http://ilcamminodelluomo.blogspot.com/)
Buona giornata.

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